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Mediterranea denuncia prassi governative che mettono a rischio le vite umane. Per non assumersi la r


DAL SITO DI MEDITERRANEA

Nella notte tra giovedì 8 e venerdì 9 novembre circa 150 persone sono arrivate sull’isola di Lampedusa.

Fra queste un gommone di colore nero, con a bordo 27 persone, di cui 8 donne e 6 bambini. In particolare, il caso di questa imbarcazione è stato seguito dalla Mare Jonio, che era partita alle ore 17:10 dal porto di Lampedusa in direzione Sud Est per proseguire la propria attività di monitoraggio e denuncia nella zona SAR maltesi e in quella controllata dalle forze libiche.

Alle ore 19:30 infatti MaltaRadio diramava un messaggio NavTex che segnalava un “rubber boat with approx 30 persons on board in position 34°19 N 012°10 E” diretto a Nord (rotta 360°) alla velocità di 5 nodi: un gommone con circa 30 persone a bordo, che si trovava, secondo queste coordinate, a più di 70 miglia da Lampedusa.

La Mare Jonio, sulla base di questa segnalazione, modificava la sua rotta dirigendosi a 220° Sud-Ovest per avvicinarsi all’area interessata, comunicando a MRCC Malta la propria posizione e la propria disponibilità a cooperare con le Autorità Maltesi per eventuali operazioni di soccorso.

Alle 21:40 MRCC Malta comunicava seccamente, via mail, che “il caso era chiuso”. Mare Jonio richiedeva a questo punto ulteriori informazioni, domandando se le Forze Armate (AFM) o la Guardia Costiera maltesi avessero già effettuato il recupero delle persone a bordo, o se il caso fosse ritenuto chiuso per altre ragioni. Alle 22:10 Malta rispondeva che il gommone aveva raggiunto, autonomamente, le acque territoriali di Lampedusa.

Come era possibile? Come poteva trattarsi dello stesso natante che solo alle 19.30 era stato segnalato a circa 14 ore di navigazione dall’isola italiana?

Tutte queste comunicazioni intercorse tra la nave di Mediterranea Saving Humans e le Autorità Maltesi venivano condivise con MRCC Roma, in quanto centro di coordinamento di bandiera della Mare Jonio.

Alle 22:23 Mare Jonio contattava quindi telefonicamente la centrale operativa MRCC di Roma e alle 22:52 scriveva direttamente via mail a MRCC Roma, chiedendo spiegazioni sugli sviluppi del caso, affermando che tempi e posizioni comunicati da Malta alle 19:30 e alle 22:10 erano incompatibili se riferiti allo stesso gommone. Mare Jonio richiedeva quindi a Roma “ulteriori informazioni, in vostro possesso, sulla attuale posizione e condizioni del rubber boat e dei suoi approx 30 occupanti, al fine di assicurare la nostra cooperazione a eventuali necessarie operazioni SAR. Avete voi preso in carico l’evento in oggetto? Avete istruzioni da fornirci in proposito?”.

Alle 22:56 WatchTheMed-AlarmPhone notificava via mail una telefonata via satellitare Thuraya partita direttamente da una imbarcazione in difficoltà, le cui caratteristiche corrispondevano perfettamente a quelle descritte nella prima segnalazione NavTex di MaltaRadio relative al gommone con le circa 30 persone a bordo. In questa comunicazione si segnalava anche la presenza di 8 donne e 6 bambini. La posizione del mezzo veniva individuata ora via GPS a 35°22’18 N 012°19’04 E, ovvero a circa 13 miglia a Sud dell’isola di Lampedusa.

Alle ore 23:23 Mare Jonio, dopo una verifica della propria posizione e dei possibili scenari operativi, comunicava a tutti di trovarsi a 42 miglia a Sud Ovest della posizione indicata da WatchTheMed -AlarmPhone, e di poter quindi intervenire solo dopo circa 4 ore di navigazione stimata.

Mentre la mail precedentemente inviata non otteneva alcuna risposta, MRCC Roma contattava via telefono satellitare la Mare Jonio, dichiarando che in realtà l’avviso NavTex corrispondeva a una posizione segnalata sia a MRCC Malta sia a MRCC Roma non alle 19:30, ma alle 10:30 del mattino. Apparentemente, quindi, le autorità maltesi e quelle italiane non si erano coordinate tra loro nell’arco di quelle 9 ore e non avevano comunque diramato alcun avviso per l’intero lasso di tempo.

Da bordo, nella conversazione telefonica, insistevamo con Roma sulla necessità che, data la situazione di difficoltà del gommone, gli assetti della Guardia Costiera italiana intervenissero da Lampedusa. Ci veniva garantito che si sarebbe provveduto.

Alle ore 8:10 di questa mattina nostre fonti da Lampedusa confermavano l’arrivo del gommone in porto, avvenuto nel corso della notte a seguito dell’intervento della Guardia Costiera italiana, e le buone condizioni di salute di tutte le persone a bordo.

Siamo ovviamente felici di sapere che le persone sul gommone, tra cui sei bambini, siano state messe in salvo nel porto di Lampedusa. Ma troppe incongruità segnano i fatti di stanotte, come è già accaduto in molte altre occasioni di cui abbiamo potuto avere riscontro per il solo fatto di essere per mare.

Non è la prima volta che abbiamo riscontro diretto che i messaggi Navtex vengano diramati dalle autorità competenti, in particolar modo da quelle maltesi, con notevole ritardo, e ci chiediamo quali possano essere le ragioni che inducono uno Stato a mettere a rischio in questo modo la vita di bambini, donne e uomini, auspicando che non si tratti di un modo di eludere i propri obblighi di intervento in mare, attendendo che i natanti si trovino praticamente fuori dalla zona di ricerca e soccorso di competenza prima di segnalarne la presenza.

La certezza è quella di un lasso di tempo di 9 ore in cui autorità di paesi dell’Ue avevano contezza di una barca in pericolo con decine di persone a bordo e non ne hanno dato segnalazione né hanno approntato degli interventi di soccorso. Un comportamento irresponsabile, oltre che illegittimo (poiché è obbligo di legge diramare le segnalazioni di barche in difficoltà su canali che possano raggiungere chiunque si trovi in quel tratto di Mare).

Quante altre volte è accaduto? E siamo certi che in altri episodi simili non ci siano stati dei morti di cui nessuno ha parlato? Davvero i Paesi europei hanno scelto di pagare questo prezzo pur di deresponsabilizzarsi dai loro doveri di soccorso e salvataggio?

Davvero siamo pronti a lasciare annegare sei bambini pur di continuare a proclamare la difesa dei confini d’Europa, senza capire che con l’annegamento di queste persone affoga ogni volta anche la parte migliore di noi stessi e della nostra storia?

Mare Jonio continua la sua navigazione nel Mediterraneo centrale, continuando nel suo lavoro di monitoraggio e di denuncia. A nome di tutte le persone che ancora credono che esista una possibilità di salvezza, per tutti noi.

Mediterraneo Centrale, 9 novembre 2018

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