[ITA-ENG] Mediterranea a Francoforte per la “first conference of women”
DAL SITO DI MEDITERRANEA
Meditteranea nelle lotte delle donne.
Siamo a Francoforte alla conferenza “Revolution in the Making – First conference of Women”, un incontro chiamato dalle donne curde che vede convergere movimenti e realtà femministe da ogni parte del mondo.
Al tavolo “War, displacement and the politics of migration” portiamo la voce del progetto Mediterranea, perché se è vero che in questo momento in Italia stiamo vivendo una vera e propria emergenza politica e umanitaria, sappiamo bene che questa emergenza non riguarda solo il nostro paese ma l’Europa intera e tutti i paesi che si affacciano sul Mediterraneo e che sono coinvolti nel fenomeno delle migrazioni globali. A Francoforte ci confrontiamo con donne siriane costrette a scappare dalla guerra, con donne sudamericane che migrano per i disastri ambientali, con attiviste politiche costrette a migrate poiché perseguitate dai loro governi.
I nostri mari giorno dopo giorno divengono cimitero di donne, uomini e bambini e i porti delle nostre città freddi muri che respingono e negano il fondamentale diritto alla vita .
Per questo abbiamo scelto di lanciare il cuore oltre l’ostacolo, di fare quello che nessuno in questo momento sta facendo: essere dalla parte della vita e della libertà, avere il coraggio di prendere posizione e agire di conseguenza. Mediterranea, per mezzo della nave Mare Jonio e dei velieri Burlesque e Jana, naviga per affermare che nessuno debba ritrovarsi nelle condizioni di dover essere soccorso in mare. Siamo a Francoforte perché Mediterranea è una piattaforma aperta, un insieme di linee che collegano il mare alle piazze, le piazze alle città, e le città ai porti, passando per le case e le strade di chi non accetta che vi sia distinzione tra le vite che meritano di essere vissute.
Una nave che vuole essere un ponte per un nuovo modello di accoglienza e che vuole affermare la dignità, la libertà di scelta di chi migra e di chi cerca un nuovo futuro.
Questa importante scelta viene prese in un’Italia finita nelle mani di un governo che produce razzismo e sessismo, un governo che sta approvando un decreto sicurezza dove le violenze sessuali su donne migranti potrebbero non essere più ragione sufficiente a ottenere la protezione umanitaria.
Crediamo profondamente che la lotta femminista e la lotta antirazzista viaggino sullo stesso binario e per questo che oggi ne parliamo a Francoforte, consapevoli che la nostra nave non basta: dobbiamo costruire spazi di attivazione e resistenza per salvare tutte e tutti noi da un presente e un futuro di odio e intolleranza, per opporsi a un governo che si nutre di paura e di razzismo.
Guardando alle grandi mobilitazioni degli ultimi anni come Ni Una Menos, sappiamo che nessuna basta da sola e che le battaglie che hanno ottenuto più vittorie sono quelle che hanno avuto la capacità di andare oltre la singola vertenza e sono riuscite a contaminarsi nelle proprie differenze.
Non ci può essere una rivoluzione delle donne senza intersezionalità delle lotte. Oggi più che mai parlare di migrazioni è parlare di donne, di antisessismo, di diritti per tutte e tutti.
ENGLISH VERSION
We come from Italy, a country where we are currently experiencing a truly deep humanitarian and political emergency. An emergency that does not only concern our country but Europe as a whole, including the countries bordering the Mediterrean Sea and that are involved in the global migrations phenomenon.
The Mediterrean Sea has become a graveyard for women, men and children on a daily basis, as well as the ports of our cities have become frozen walls which spurn and deny the fundamental right to live. For this reason we decided to commit our heart and soul to this cause and do what our government is not doing at this moment: stay on life and freedom side, and be brave enough to take a stand and act consequentially.
This is what we decided to do from Bologna as activists of the YaBasta Bologna association, along with other italian and international organisations: create a bridge between those who are trying to reach Europe and those who demand their welcoming, in order to build and link shelter cities and safe ports.
The Mediterranea project, through the Mar Jonio ship and the Burlesque and the Jana sailers, has set sail on wednesday night from the sicilian shore towards the libyan coastlines to state that nobody should find himself in the situation of being rescued in the sea. This is an open platform, an ensemble of routes that link the sea to the squares, the squares to the cities and the cities to the ports, passing through the houses and the streets of those who do not accept any distinction between the lives that deserve to be lived and the ones that does not.
This ship wants to be a bridge for a new welcoming standard, asserting dignity and standing for the freedom of choice for those who migrate and pursue a new and better future. This project counters the racist and sexist policies of the current italian government, a government that is going to approve a new Security Act in which sexual violence on migrant women won’t be considered enough to obtain humanitarian protection.
We believe that the feminist and the antiracist struggles are on the same wavelength, therefore we are here today to tell you that we are conscious that this ship is not enough. We need to build spaces of social activation and resistance that will be able to save each and every one of us from these present times of hatred and intolerance, we need to oppose to a government that feeds itself of fear and racism.
In order to do this, it is necessary to be aware that, ultimately, the struggles which have obtained most success are those that were able to hybridize with other struggles. From the convergence of the Black Lives Matter struggles with the LGBTQ movements, to the ability of the Ni Una Menos to handle with complicated issues like migrations, all the way to the kurdish comrades who bring together the struggle against patriarchy, against environmental exploitation, against national states.
We believe that if we won’t be able to give a real shape to the concept of “intersectionality” of struggles, if we won’t be able to overcome the tight borders of our national states to open up new spaces for debate, act and change on a European, transnational and transcontinental level, we won’t never be able to influence reality and to transform this world.
Thus, we are here today in Frankfurt, to know, to learn, to weave new relationships, to conspire together with all of you, because, now more than ever, speaking of feminism is speaking of migrations, work and rights.