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#Brennero - Se non vogliamo che la storia si ripeta, dobbiamo avere il coraggio di ribellarci!


Se non vogliamo che la storia si ripeta, dobbiamo avere il coraggio di ribellarci!

Domenica al Brennero centinaia di persone si sono date appuntamento per superare con i propri corpi quella frontiera immaginaria che l’Austria, uno dei maggiori responsabili della chiusura della rotta balcanica, vuole rendere concreta con reti e filo spinato. Il Brennero come Idomeni, come Calais. Eppure esiste un’Europa diversa, fatta di solidali e complici con tutte le persone in fuga dalla guerra, che costruisce ogni giorno accoglienza degna e nuovi diritti e che il 24 aprile ha deciso di sfidare veti e prescrizioni ingiustificate.

La marcia aveva uno scopo molto semplice, dimostrare che non c’è bisogno di barriere, che il ritorno dei confini porta con sé la fine del progetto europeo di uno spazio comune. Per questo erano stati scelti due simboli: un passaporto di cittadino del mondo (perché non può essere un pezzo di carta a determinare chi può stare e chi deve andare) e una maschera neutra (perché siamo tutti essere umani).

Ma cosa fa l’Europa dei potenti? Risponde con odio, violenza e confini, costruendo una fortezza che ci fa tutti prigionieri, come abbiamo visto ieri al Brennero.

Di fronte ad una marcia simbolica ma ferma nel sostenere la libertà di circolazione, l’Austria ha deciso di schierare più di 450 agenti armati di spray urticante, cani ed idranti. Il messaggio che giungeva da Vienna è stato ancora più evidente dopo il fermo (per fortuna breve, anche grazie alla determinazione di tutti a non andare via prima del rilascio) di Gianmarco: nessuna tolleranza contro chi manifesta dissenso e contrarietà al reintegro dei muri in Europa. Quello che abbiamo vissuto il 24 aprile è quanto presumibilmente accadrà allorché la polizia austriaca deciderà di fermare i migranti che vogliono passare! È quanto già succede a Calais, a Ceuta, a Idomeni.

Nello stesso giorno Norbert Hofer, leader di un partito di estrema destra anti-immigrati, vinceva il primo turno delle elezioni presidenziali in Austria. É questo l’altro rischio concreto, che al ritorno dei muri e alle politiche di respingimento faccia seguito un rafforzamento di pulsioni xenofobe e razziste. L’esatto contrario di un progetto europeo di integrazione e progresso.

Il crinale è appunto questo, quale futuro vogliamo per l’Europa? Quale prospettiva può avere il sogno di uno spazio transnazionale di welfare e diritti di fronte al ritorno dei muri, dei fascismi, dei confini nazionali?

Torneremo al Brennero, andremo a Idomeni, continueremo a lottare contro i confini e non ci faremo intimidire da scudi e manganelli.

Ad un’Europa che prima ci ha somministrato politiche di austerity e ora distrugge diritti e integrazione, che salva banche e confini ma non le persone, noi rispondiamo con fermezza aprite i confini, costruiamo canali di arrivo sicuri, diamo vita a politiche di accoglienza lontane da integralismi e fascismi vecchi e nuovi, nostrani o esteri. Chiediamo a tutti i cittadini europei di non lasciare che le politiche securitarie portino alla fine dell’Europa, di non lasciare sole le migliaia di persone in fuga, prima di restare tutti prigionieri nella Fortezza.

Il Brennero, Calais, Idomeni sono casa nostra, casa di tutti e non accetteremo che vengano imposte frontiere al desiderio di libertà.

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